Pubalgia: cos’è, cause, sintomi e rimedi

Il dolore all’inguine è una manifestazione che può essere di breve durata o persistente. Scopri come riconoscere la pubalgia, quali sono i sintomi, le cause e le cure da adottare.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Il dolore è un sintomo importante che il nostro organismo ci fa percepire quando c’è qualcosa che non funziona correttamente. La sua intensità è variabile e può manifestarsi in qualunque momento e ad ogni età, oltre che in qualsiasi distretto corporeo. Può presentarsi a seguito di un trauma accidentale ma anche per la presenza di disturbi, condizioni o patologie sottostanti. La pubalgia, ad esempio, il cui termine deriva dal latino e dal greco pubes + algia, sta ad indicare appunto il dolore che si mnaifesta in corrispondenza del pube o dell’inguine.

Ad esserne colpiti sono per lo più atleti, sportivi, ma anche persone sedentarie: i motivi legati allo sviluppo della pubalgia possono essere differenti e per risolverla è necessario determinare correttamente la causa scatenante.

Che cos’è la pubalgia

La pubalgia è una condizione dolorosa che interessa la regione dell’inguine, dove la parte superiore della coscia si articola con l’addome. Fa parte delle patologie da sovraccarico, ovvero quelle condizioni provocate da numerosi microtraumi che si ripetono negli anni. Ad essere interessati possono quindi essere diversi muscoli e, in base alla zona colpita, è possibile distinguere differenti forme. La più comune è la sindrome retto-adduttoria, ovvero un’infiammazione dei muscoli adduttori e dei retti addominali che riguarda in prevalenza gli uomini.

Quali sono le cause della pubalgia

Le malattie e le condizioni che possono causare il dolore tipico della pubalgia sono differenti. Tra le principali ci sono:

  • le lesioni a livello muscolare, tendineo e legamentoso. Nello specifico, potrebbero verificarsi in calciatori e giocatori di football, rugby, tennis, hockey, ovvero sport in cui sono previsti la corsa e il salto, spesso contraddistinti come “sport di impatto”. La tendinopatia degli adduttori o tendinite, colpisce chi pratica la corsa e riguarda i tendini degli adduttori ubicati vicino al punto in cui questi si attaccano all’osso pubico. Uno stiramento o uno strappo muscolare danneggiano le fibre muscolari e, in base all’entità del danno, si avrà una lesione più o meno importante. Di conseguenza, sarà maggiore il dolore e, a volte, si potrà avere difficoltà nel movimento;
  • l’artrosi all’anca. È una malattia degenerativa che interessa la cartilagine, ovvero un tessuto resistente che fa da sostegno ed è situato tra le ossa, impedendone lo sfregamento. La sua usura, dovuta all’età o a fattori genetici, provoca dolore nella zona inguinale e ad uno stadio avanzato può anche portare a gravi difficoltà nella deambulazione. Si sviluppa lentamente e i sintomi tendono a manifestarsi con maggiore intensità quando si guida o si è seduti su una sedia bassa. Nei casi più gravi, ovvero quando la malattia è giunta al punto in cui influenza in modo negativo la qualità di vita del soggetto e quando i farmaci non consentono una gestione adeguata della sintomatologia, si ricorre alla chirurgia;
  • la presenza di un’ernia inguinale. Si verifica quando una porzione di intestino attraversa la parete addominale in un punto di minore resisrenza. Se una questa resta bloccata nella parete del muscolo addominale, l’afflusso di sangue verso l’intestino potrebbe ridursi o interrompersi: in questo caso si parla di ernia strozzata ed è bene recarsi subito al pronto soccorso perché rappresenta un’emergenza medica;
  • prostatite, ovvero un gonfiore o un’infezione della ghiandola prostatica che si manifesta con dolore e difficoltà nella minzione;
  • frattura ossea;
  • calcoli renali. Si formano nei reni e, se troppo grandi, possono incastrarsi nei condotti che portano alla vescica causando dolori molto forti;
  • infiammazione del tratto intestinale;
  • infezione del tratto urinario;
  • linfonodi inguinali ingrossati;
  • orchite, ovvero un’infiammazione dei testicoli;
  • problemi pelvici femminili, ad esempio la malattia infiammatoria pelvica o la presenza di cisti ovariche;
  • artrite;
  • problemi alla schiena.

Quali sono i sintomi della pubalgia

Il dolore all’inguine è la manifestazione principale di questa condizione e può presentarsi immediatamente dopo un trauma, in maniera acuta, oppure in modo graduale, nel corso di settimane e mesi. Se non trattato nel modo corretto, può peggiorare in modo decisivo. Il dolore si fa sentire in modo intenso specie quando si compiono movimenti che mettono in moto i muscoli adduttori come:

  • tirare un calcio alla palla;
  • alzarsi dalla sedia;
  • piegarsi;
  • sollevare pesi;
  • tossire.

Altri segnali della pubalgia che possono riferirsi a diverse condizioni sono:

  • la presenza di gonfiore o di un nodulo nella zona addominale/inguinale;
  • una sensazione di bruciore;
  • debolezza.

Se si avvertono sintomi ad insorgenza improvvisa, se il dolore è moderato o grave, se si notano rigonfiamenti in questa area, sangue nelle urine o se è presente la febbre, è bene chiedere quanto prima l’assistenza medica perché potrebbe trattarsi di una problematica da trattare subito.

Diagnosi della pubalgia

La valutazione del dolore associato alla pubalgia comprende la raccolta della storia clinica del paziente attraverso l’anamnesi. Dopo aver valutato la presenza di eventuali patologia pregresse, il medico porrà alcune domande per valutare il dolore e la sua intensità, quali sono le attività che vengono svolte abitualmente, se il soggetto pratica qualche sport, se ci sono movimenti che migliorano o peggiorano il dolore. L’esame fisico è utile, inoltre, per valutare la libertà di movimento delle articolazioni e la forza muscolare, nonché per escludere eventuali altre possibili condizioni.

Se il medico sospetta una lesione all’inguine o un’artrosi all’anca, potrebbe richiedere di eseguire degli esami strumentali, come la radiografia. Allo stesso modo, l’indagine fisica sarà indispensabile per valutare l’eventuale presenza di un’ernia inguinale (con l’aiuto anche di un’ecografia), piuttosto che di uno stiramento muscolare.

Per valutare la presenza di un’infezione potrebbero invece essere richiesti gli esami del sangue.

A volte, l’intensità del dolore può portare il soggetto a limitare le proprie attività sociali e lavorative, con un impatto importante anche dal punto di vista emotivo. Può capitare che la mancanza di una terapia efficace e risolutiva prolunghi la sintomatologia: ecco perché è decisivo indagare e rilevare quanto prima la causa del dolore.

Quali sono i trattamenti della pubalgia

Quando la causa del dolore al pube è da ricondurre a condizioni da sovraccarico, si interviene con una terapia che comprende un periodo di riposo, spesso associato ad applicazioni locali di ghiaccio da avvolgere in un panno (per evitare ustioni) per circa 20-30 minuti al giorno, e da ripetere fino a quando non si notano miglioramenti sostanziali e all’assunzione di farmaci antinfiammatori e antidolorifici. Se il dolore è forte e persistente, il medico può optare per dei trattamenti farmacologici di secondo livello.

Successivamente, quando la fase acuta è risolta, si può intervenire con un programma riabilitativo di tipo conservativo, ovvero eseguendo della fisioterapia con un mix di esercizi di rafforzamento e di stretching. Si possono svolgere trattamenti per eliminare contratture e trigger point e migliorare l’equilibrio posturale.

L’intervento chirurgico viene preso in considerazione in presenza di ernia inguinale, che come abbiamo accennato, può avere delle ripercussioni importanti sullo stato di salute perché può trasformarsi in un’emergenza medica. La riparazione dell’ernia inguinale può avvenire attraverso un intervento a cielo aperto o con una procedura mini invasiva in cui il chirurgo utilizza piccoli strumenti e una telecamera che vengono inseriti attraverso delle piccole incisioni sulla pelle.

La scelta di un tipo di intervento piuttosto che di un altro dipende da tanti fattori, come l’età e le condizioni di salute del paziente e viene valutata attentamente dal team medico. L’ernia potrebbe, in alcuni casi, ripresentarsi. I tempi di ripresa che seguono l’operazione di solito sono quantificabili in alcuni giorni o settimane.

Se, invece, la causa della pubalgia è da ricondurre all’artrosi all’anca, lo specialista intraprenderà dapprima una terapia conservativa, comprensiva di esercizi di fisioterapia e assunzione di farmaci. Se questo non dovesse bastare e il dolore dovesse diventare cronico e limitante, viene presa in considerazione l’opzione dell’intervento chirurgico.

In generale, il dolore, come anche l’infiammazione, possono essere controllati da terapie quali:

  • laserterapia;
  • tens;
  • tecarterapia;
  • ultrasuoni;
  • onde d’urto.

Come prevenire la pubalgia

Non è possibile prevenire tutte le cause riconducibili alla pubalgia, come l’ernia inguinale e l’artrosi all’anca, tuttavia ci si può impegnare ad allenarsi in modo continuativo per mantenere forti i muscoli addominali e quelli degli arti inferiori. Questo è un consiglio utile per evitare di incorrere in stiramenti e strappi muscolari ed è valido per gli individui di ogni età.

L’intensità dell’allenamento varierà in considerazione delle condizioni di salute del soggetto e dall’età. Inoltre, seguire un regime alimentare sano contribuisce a mantenere il peso forma e a stare bene. Tra gli altri consigli da mettere in pratica per prevenire le condizioni associate alla pubalgia sono:

  • indossare delle scarpe comode provviste di un valido supporto per il piede;
  • interrompere l’allenamento o l’esercizio se si avverte dolore o tensione nella parte interna della coscia o all’inguine;
  • fare alcuni minuti di riscaldamento prima di iniziare un qualsiasi tipo di allenamento o una sessione sportiva: una corsetta leggera può essere un’idea;
  • dopo un episodio di pubalgia, è bene riprendere lentamente e con cautela le attività sportive che si praticavano prima. Ascoltare il proprio corpo e i segnali che esso invia è il modo migliore per accelerare il processo di guarigione e per evitare le ricadute.

In conclusione, quindi, la pubalgia è una condizione che può essere passeggera o persistente, in base alla causa che l’hanno scatenata. Più comunemente è da ricondurre a piccoli traumi ripetuti nel tempo, lesioni muscolo-tendinee, scompensi; non mancano però altre cause legate alla presenza di condizioni più importanti, come un’ernia inguinale o un’artrosi all’anca che, in quanto tali, richiedono trattamenti più lunghi e a volte invasivi.

 

Fonti bibliografiche: