Ferro, come capire se si è carenti e cosa fare

Carenza di ferro: gli esami per scoprirla, come evitare l'anemia e la dieta corretta per il giusto assorbimento

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Per capire se si è carenti di ferro, in teoria basta un semplice esame del sangue, che costa pochi euro. Si misura il ferro, meglio se con gli altri test di contorno che permettono di svelare il quadro completo. Così si capisce se si soffre di anemia da carenza di ferro.

Questa situazione è particolarmente diffusa soprattutto tra gli anziani, che magari non hanno la possibilità di nutrirsi con i giusti alimenti e che soffrono di patologie croniche, ad esempio a carico del cuore. In questi casi la carenza di emoglobina, la sostanza che trasporta l’ossigeno all’interno dei globuli rossi, può peggiorare la situazione.

Insomma: in caso di anemia si registra la diminuzione della concentrazione di emoglobina nel sangue. Il parametro si esprime in grammi per decilitro.

Si può definire anemica una donna in età fertile con emoglobina inferiore a 11,5 grammi per decilitro di sangue, mentre per il maschio adulto il valore di riferimento si può attestare a 12,5. Ovviamente in caso di diminuzione ulteriore dei valori i sintomi pendono ad aggravarsi.

Un abbassamento dei valori di ferro nel sangue (ovvero della sideremia) da solo non indica l’origine della carenza. Per questo bisogna valutare anche la transferrina, cioè la sostanza che si associa al ferro nello stomaco e ne consente il passaggio dall’apparato digerente al sangue, e la ferritina, cui si lega il ferro per depositarsi nell’organismo. Con questi accertamenti si può infatti capire meglio la natura della carenza. Ciò che conta, in ogni caso, è intervenire tempestivamente sulla carenza di ferro per ridurre le complicanze e le ripercussioni negative dell’anemia.

Cosa fare a tavola

Carni rosse magre, tacchino e pollo: sono una delle principali fonti di ferro. Una buona assimilazione di ferro è garantita anche dall’assunzione di cibi quali salmone, merluzzo e tonno.

Per sfruttare al meglio la minore quantità di ferro presente in frutta, verdura e cereali, conviene assumere insieme alimenti ricchi di vitamina C (come agrumi, pomodori, cavoli, broccoli, peperoni), vitamina A (tuorlo d’uovo, carota, zucca, fegato e olio di merluzzo) e cisteina (contenuta nella carne e nel pesce, così da consentire un assorbimento maggiore del ferro.

Evitare di assumere a distanza ravvicinata bevande come tè, caffè e cacao, perché riducono l’assimilazione del ferro. È consigliabile non associare nello stesso pasto alimenti ricchi di ferro con latte e derivati, perché ne riducono l’assorbimento.