Cainofobia, cos’è la paura di fallire e come vincerla

Cos'è la cainofobia? È la paura persistente, anormale e ingiustificata di fallire o di essere vinto. Analizziamo meglio questa particolare fobia dell'essere umano

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Silvia Menini

Naturopata e Giornalista

Naturopata in costante formazione, è anche giornalista pubblicista, scrittrice, sommelier ed esperta di marketing.

Le fobie consistono in paure sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, ma che la persona percepisce e vive con uno stato d’ansia che considera non controllabile. In risposta a queste emozioni così intense si mettono in atto tutta una serie di strategie comportamentali o rimuginii utili per fronteggiare la situazione. Si potrebbe quindi definire la fobia come una paura intensa, persistente e duratura che si prova verso una cosa specifica. La si può riconoscere prestando attenzione a tutte quelle manifestazioni emotive che sono sproporzionate per qualcosa e che non rappresentano una reale minaccia.

I sintomi delle fobie

I sintomi fisiologici provati da chi soffre di fobie sono molteplici. Ci possono essere tachicardia, vertigini, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. È ovvio che queste condizioni vengono manifestate solo qualora si veda o si venga direttamente a contatto con la cosa che si teme o anche solo al pensiero di poterla vedere e vivere.

Questi sintomi collegati a una iperattivazione fisiologica vengono alleviati nel momento in cui la persona ritiene di aver evitato lo stimolo, di essersene allontanato o di essere in un ambiente che reputa sicuro.

Esistono invece casi in cui si instaura una risposta opposta portando così a un abbassamento della pressione sanguigna e una decelerazione del battito cardiaco, fino addirittura a provocare mancamenti o svenimenti. Questi casi sono per la maggior parte legati alle fobie delle iniezioni, alla vista del sangue o ferite.

Chi soffre di una fobia specifica tende a riconoscere che la propria paura è eccessiva percependo anche tale reazione come egodistonica e cioè come pensieri e comportamenti che siano in conflitto o dissonanti con i bisogni e gli obiettivi dell’Io o ancora, in conflitto con i desideri di una persona immagine di sé ideale.

Fobie ed Evitamento

Coloro che soffrono di fobie, sono, in genere, degli ansiosi e hanno la propensione a evitare le situazioni associate alla paura, tanto che, alla lunga, questo meccanismo diventa una vera e propria trappola che va a compromettere la qualità della vita della persona e la socialità, senza considerare anche l’ambito lavorativo.  L’evitamento diventa una vera e propria conferma della pericolosità della situazione evitata e prepara all’evitamento successivo andando a formare un circolo vizioso, che, da una parte, porta a essere sfiduciati nelle proprie capacità e dall’altra compromette appunto anche le relazioni sociali, perché, pur di evitare la cosa temuta, si è pronti a rinunciare a una serata tra amici, alla convivialità o a un viaggio.

Le fobie maggiormente conosciute

Esistono fobie generalizzate come, ad esempio, quella degli spazi aperti, la fobia sociale, paura di esporsi in pubblico. Poi ci sono anche le fobie specifiche e che sono gestite evitando gli stimoli specifici temuti.

Si può trattare di un tipo situazionale in cui la paura è provocata da una situazione specifica come, ad esempio, i trasporti pubblici, tunnel, ponti, ascensori, il guidare o il prendere un aereo o anche la paura dei luoghi chiusi (chiamata claustrofobia o anche agorafobia).

Esiste poi la paura di una cera tipologia di animali come dei ragni (aracnofobia), la fobia degli uccelli, dei piccioni (ornitofobia), la fobia degli insetti, dei cani (cinofobia), dei gatti (ailurofobia), la fobia dei topi…

Si parla anche delle fobie di un ambiente naturale come quella dei temporali (brontofobia), delle altezze (acrofobia), del buio (scotofobia), dell’acqua (idrofobia)…

La fobia del sangue si chiama emofobia, poi esiste quella degli aghi, delle siringhe… e che quindi colpisce creando paura alla semplice vista del sangue o di una ferita, dal ricevere una iniezione o altre procedure mediche invasive compromettendo, di conseguenza, degli interventi medici anche importanti e mettendo a rischio la propria salute.

Infine, ci sono fobie di altro tipo e, in questo caso, la paura è scatenata da altri sintomi come il timore di situazioni che potrebbero portare a contrarre una malattia. Esiste anche una particolare forma di fobia che riguarda il proprio corpo o parti di esso e che la persona percepisce come sproporzionate, inguardabili, orribili rispetto a come realmente si mostrano. In questo caso si parla di dismorfofobia.

Di cosa parlano le fobie in generale

Le fobie non hanno alcun significato simbolico inconscio e la paura che si prova è semplicemente legata a esperienze di apprendimento errato ma involontario nei confronti di qualcosa. In questo caso, la psiche associa automaticamente la pericolosità a un oggetto o situazione oggettivamente non pericolosa. Questa associazione avviene per condizionamento, ossia la relazione tra pensiero e oggetto viene determinata dalla prima esposizione spaventante che si è verificata e che è stata mantenuta nel tempo a causa dell’evitamento messo in atto per non provare quella terribile emozione di forte ansia che ne consegue.

Che differenza c’è tra paura e fobia?

È giusto fare una appropriata distinzione tra paura e fobia. La prima davanti agli elementi tangibili della realtà tende ad arrestarsi, mentre la fobia è invece frutto dell’irrazionalità e quindi è anche più impattante e più difficilmente controllabile.

Fobie specifiche

Vediamo ora nel dettaglio cosa sono le fobie specifiche, come si manifestano e come fare per superarle.

È interessante sapere come tali fobie siano state tra i primi fenomeni psicopatologici ad essere osservati e descritti. Già nel 1700 Benjamin Rush definì le fobie come “paure di demoni immaginari, o paure indebite di cose reali” arrivando a classificare diverse specie di fobie.

La fobia specifica si può definire come una paura intensa, persistente e duratura, provata per uno specifico stimolo definito “trigger” che può essere un oggetto, animale, luogo, situazione…

Di fatto, è una manifestazione emotiva sproporzionata rispetto a qualcosa che però non rappresenta una reale minaccia ma che infonde in chi la prova una profonda sensazione di ansia e terrore. Da qui, la persona sarà portata a mettere in atto un vero proprio evitamento riguardo alle situazioni nelle quali pensa che potrà trovarsi a confrontarsi con lo stimolo che genera questa condizione.  È vero anche che lo stimolo fobico varia molto da persona a persona tanto che molte fobie specifiche sono consolidate e comuni come, ad esempio, quelle dell’altitudine, di animali pericolosi e delle siringhe. In altri casi, invece, in alcune persone può instaurarsi una fobia specifica per stimoli molto insoliti come ad esempio alimenti particolari, tonalità di colore o suoni specifici portando con sé anche una sensazione di vergogna anche se si rende conto che non la può effettivamente controllare.

Come diagnosticare una fobia specifica

Innanzitutto, è importante valutare i sintomi che si sperimenta in presenza dello stimolo fobico. In primo luogo, ci deve essere una paura e ansia molto forti rivolte verso un elemento specifico, che si tratti di un oggetto o di una situazione specifica. Inoltre, devono essere presenti anche queste condizioni: l’elemento fobico causa quasi sempre paura e ansia immediate, viene attivamente evitato o vissuto con paura e ansia marcate che sono anche sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dallo stimolo. La paura e l’ansia sono sempre presenti e durano più di 6 mesi e causano un significativo disagio e compromissione del funzionamento relazionale, lavorativo e in altre aree importanti.

Per procedere anche a una diagnosi corretta bisogna essere sicuri che non si tratti di altre condizioni come disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi da stress post-traumatico, disturbi di ansia sociale e via dicendo. Infatti, la fobia specifica può essere facilmente confusa con altri tipi di disturbi che presentano anch’essi delle caratteristiche di paura ed evitamento. Per fare un esempio esplicativo: l’ansia sociale si differenzia dalla fobia specifica rispetto al motivo dell’ansia che non dipende da una paura della situazione sociale in sé, ma dal timore di non essere giudicati in modo negativo dagli altri. Così come anche gli attacchi di panico che si presentano in maniera inaspettata sono diversi in quelli che sperimentano le persone che soffrono di una fobia specifica e che quindi vivono l’attacco di panico solamente di fronte allo stimolo temuto e non imprevedibili e immotivati e dove non si riesce a trovare il fattore scatenante.

Cos’è la cainofobia?

È una delle tante fobie di cui può soffrire l’essere umano ed è molto più comune di quanto si possa immaginare. Nel corso della vita tutti noi sviluppiamo un qualche tipo di paura, più o meno grave. La cainofobia è una di queste. Può essere definita brevemente come la paura della sconfitta o del fallimento. Da questo concetto si può interpretare, quindi, anche come la paura di cose o di idee nuove, perché, rimanendo ancorati alle vecchie abitudini, non si rischia nulla e si hanno, di conseguenza, meno probabilità di fallire. Negli ultimi anni tale fobia si è largamente diffusa soprattutto tra coloro che lavorano o studiano, a causa della continua necessità di dimostrare di essere migliori e superiori degli altri. Oggigiorno, infatti, risulta essere sempre più difficile farsi strada per raggiungere una posizione sociale e gli ostacoli, così, sembrano essere proprio insormontabili.

Non tutti però riescono a far fronte a simili pressioni che derivano da più parti e il timore di deludere le aspettative degli altri, a volte, può risultare un peso ben maggiore rispetto all’insoddisfazione personale.

Cresce sempre di più la necessità di dimostrare di essere migliori e superiori rispetto agli altri, si sente l’urgenza di sgomitare per farsi largo in un sistema che, a fatica, lascia spazio ai giovani e questo può nuocere alla propria salute psico-fisica ed emotiva. Ecco, quindi, che facilmente si arriva a convincersi di non essere all’altezza, di non potercela fare e ci si sente sempre meno competenti rispetto agli amici, alle persone che si frequentano, ai fratelli e sorelle… e a volte si preferisce darsi alla fuga rispetto a rischiare di fallire e avere la conferma di ciò che si teme. Da qui si può sviluppare questa fobia, soprattutto se questi timori e questi atteggiamenti vengono protratti nel tempo.

Queste persone finiscono così col sentirsi irreparabilmente meno competenti degli altri e, presi dalla paura di fallire, rinforzano tale convinzione attraverso la fuga, che porta a non cogliere quelle occasioni lavorative o relazionali che potrebbero invece essere cruciali per la loro vita e da evitare anche tutte quelle responsabilità che ne derivano. La paura di fallire porta quindi a non affrontare nuovi compiti, evitare le responsabilità e occasioni di crescita personale. Il timore di non essere in grado ad affrontare le comuni esperienze conduce all’isolamento all’interno di un contesto sociale caratterizzato ancora dalla legge del più forte. Dunque, ecco cos’è la cainofobia.

Perché Caino-fobia?

Nel racconto della Bibbia, Caino e Abele rappresentano i primi discendenti di Adamo ed Eva dopo la cacciata dall’Eden. Entrambi offrono a Dio in sacrificio i frutti del loro lavoro, ma solo le offerte che sono fatte da Abele vengono accettate. Tale preferenza da parte di Dio che viene accordata ad Abele provoca l’ira e la gelosia di Caino e che lo porterà ben presto ad uccidere il fratello. Quando Dio viene a conoscenza di tale delitto, maledirà Caino allontanandolo dalla terra che egli ha macchiato col sangue di Abele. Non solo, pone su di lui anche un “segno” che lo protegga dalla vendetta, come emblema della sua infinita clemenza. Successivamente Caino si sposerà, avrà un figlio e fonderà la prima città. Ed è proprio da questa vicenda che potrebbe aver portato al nome di questa fobia che si può sviluppare nel corso della propria vita: la cainofobia, appunto.

Ma da dove nasce questa fobia?

Nella maggior parte dei casi trae origine da esperienze negative fatte in età infantile. La difficoltà nell’apprendimento del soggetto, dal comportamento di genitori eccessivamente critici nei suoi confronti e continui raffronti con persone anche coetanee da cui si usciva sempre perdenti, hanno col tempo sviluppato sempre più questo senso di inadeguatezza. In più, se si aggiunge anche la possibile fragilità emotiva di alcune persone oltre alle innumerevoli pressioni che aumentano man mano che si cresce. Come conseguenza, si è visto, infatti, un innalzarsi del tasso di problematiche ansiogene e che determinano anche in molti casi attacchi di panico frequenti che coinvolgono anche molti giovani, e non solo.

In età adulta tutto ciò si è andato a sommare alla presenza di standard severi di cui è composta la società in cui si vive. Tutti questi fattori hanno rafforzato col tempo la fobia, portando in alcuni casi, ad auto sabotare ogni iniziativa volta all’auto affermazione e al successo, consci del fatto che non si era all’altezza della situazione o che il fallimento aspettava dietro l’angolo.

Purtroppo, chi soffre di questa particolare fobia, ne è talmente permeato da non rendersi nemmeno conto delle opportunità che gli si presentano ed è come se si diventassi ciechi.

Riuscire a liberarsi di questa opprimente fobia non è cosa semplice. Chi non la vive in prima persona non sa cos’è realmente la cainofobia e quanto sia difficile cambiare mentalità o modo di vedere le cose, soprattutto se questo senso di inadeguatezza è radicato fin dall’infanzia. Il consiglio migliore è quello di rivolgersi ad un esperto in Psicologia, così che possa valutare la situazione e iniziare insieme un percorso ad hoc in ambito di psicoterapia cognitivo-comportamentale, oltre a training di rilassamento verso la totale liberazione da questo senso di fallimento e il raggiungimento di un benessere mentale. Di norma si procede con una esposizione graduale agli stimoli temuti in cui la persona viene avvicinata in modo progressivo allo stimolo in modo da divenire neutro ai suoi occhi grazie anche a un lavoro parallelo di ristrutturazione delle idee che coinvolgono lo stimolo stesso.  Il premio finale sarà una nuova vita fatta non più di privazioni.

Fonti bibliografiche

Fear of Holes, JStore

Assessment of trypophobia and an analysis of its visual precipitation, PubMed

Fobia Specifica, studicognitivi.it