Emicrania e alimentazione, qual è il legame?

Comprendere quale sia la relazione tra emicrania ed alimentazione potrebbe aiutare a trovare soluzioni efficaci per mitigare i sintomi o evitare gli attacchi tipici di questa malattia sociale invalidante

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Fabrizio Brunori

Biologo Nutrizionista

Biologo Nutrizionista si occupa di Bioterapia Nutrizionale®, trattando di nutrizione in condizioni fisiologiche e patologiche accertate.

L’emicrania è una patologia ampiamente diffusa che colpisce soprattutto le donne e per la quale è necessario trovare nuovi approcci terapeutici. La legge del 14 luglio 2020, n. 81 riconosce la cefalea cronica come malattia sociale.

L’emicrania: un importante problema di salute pubblica

Tra le forme di mal di testa, l’emicrania è quella più comune ed ampiamente diffusa. Di solito, insorge alla pubertà e colpisce maggiormente le persone di età compresa tra i 35 ed i 45 anni. Basti pensare che nel 2016 è stato stimato che circa il 12 % della popolazione mondiale adulta soffriva di emicrania. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’emicrania rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più destabilizzante del genere umano. L’ emicrania è una malattia che ha una prevalenza tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini, probabilmente a causa dell’attività ormonale. Solitamente nella donna si presenta in forma più severa con attacchi più frequenti ed intensi. Perciò, possiamo considerare l’emicrania come una malattia di genere.

L’emicrania ha un impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti e sia un impatto-socioeconomico non trascurabile. Poiché i mal di testa sono più ricorrenti e fastidiosi nel periodo che va dalla tarda adolescenza ai 50 anni, le stime del loro costo finanziario per la società, correlato alle ore di lavoro perse e alla ridotta produttività, sono enormi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel solo Regno Unito si perdono ogni anno 25 milioni di giornate lavorative o scolastiche a causa dell’emicrania. Inoltre, da un sondaggio è emerso che circa un terzo di tutte le consulenze neurologiche sono richieste per il mal di testa.

Che cos’è l’emicrania?

L’emicrania non è un sintomo ma è una malattia neurologica vera e propria che rientra tra le forme di cefalea primaria, in cui il mal di testa non compare in conseguenza di altre patologie. Nello specifico, l’emicrania è caratterizzata da attacchi invalidanti di mal di testa e da molti disturbi transitori sensoriali e motori, in cui sono coinvolti sia il sistema nervoso centrale che il sistema nervoso periferico. Può presentarsi in forma episodica o in forma cronica, con aura o senza aura. L’aura ha una durata media di 20-30 minuti ed è caratterizzata da disturbi del campo visivo, alterazioni della sensibilità ad un arto superiore ed alla corrispondente metà del volto, difficoltà a convertire le parole in pensiero (ISS).

Tra i possibili meccanismi che sono stati proposti come responsabili dell’emicrania viene riconosciuto un ruolo di primo piano all’attivazione del sistema trigemino-vascolare, probabilmente in conseguenza della presenza in circolo di sostanze dalla natura pro-infiammatoria. Infatti, l’emicrania sarebbe causata dall’attivazione di un meccanismo in profondità nel cervello che porterebbe al rilascio di sostanze infiammatorie che mediano il dolore intorno ai nervi ed ai vasi sanguigni della testa.

L’emicrania è un disturbo complesso perché è influenzato sia da fattori interni (genetici ed epigenetici) e sia da fattori esterni (cultura, etnia e comportamenti alimentari). L’emicrania è un disturbo ricorrente e la sfida è quella identificare i fattori scatenanti per ridurre l’intensità dell’emicrania e la frequenza con cui si verifica.

I sintomi dell’emicrania

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità l’emicrania “può comparire già 24 ore prima del dolore con sintomi vaghi quali stanchezza, irritabilità, depressione, sbadiglio, particolare appetito per dolci (e tra questi il cioccolato) per poi sfociare nell’attacco vero e proprio che dura dalle 4 alle 72 ore.” Gli attacchi tipicamente includono:

  • il mal di testa che può essere: di intensità moderata o grave (dolore severo), unilaterale perché tipicamente colpisce metà del capo, pulsante, aggravato dall’attività fisica di routine e può durare ore fino a 2-3 giorni;
  • la nausea (è la principale caratteristica associata all’emicrania);
  • il vomito: a volte si verificano conati ripetuti;
  • una frequenza variabile degli attacchi: da una volta all’anno a una volta alla settimana;
  • una durata degli attacchi che è di solito più breve nei bambini, in cui però sono più evidenti i sintomi addominali.

Dieta ed emicrania, attenzione a non generalizzare

Come è noto, la dieta è un aspetto modificabile dello stile di vita. Quindi, non dovrebbe stupirci affatto scoprire che esiste un collegamento tra ciò che mangiamo e l’emicrania; anche considerando che è stata dimostrata l’esistenza di una relazione significativa tra obesità ed emicrania. Inoltre, diversi studi hanno mostrato un legame tra l’emicrania e fattori dietetici. Gli interventi dietetici potrebbero modulare alcuni meccanismi associati ai mal di testa, quali:

  • Disfunzione serotoninergica;
  • Eccitabilità neuronale;
  • I livelli di fattori che hanno un ruolo nella patogenesi dell’emicrania;
  • Funzione mitocondriale cerebrale;
  • Neuroinfiammazione;
  • Funzione ipotalamica irregolare;
  • Aggregazione piastrinica.

Infatti, è stato osservato come gli interventi dietetici possono avere un effetto statisticamente significativo sulla diminuzione della frequenza degli attacchi di emicrania, o sulla gravita degli attacchi o su entrambi. Sfortunatamente, la questione risulta essere molto più complessa poiché mentre alcuni fattori scatenanti sembrano esseri comuni, altri sembrano essere unici per alcuni individui. Inoltre, ogni paziente con mal di testa può avere un unico trigger (fattore scatenante) o rispondere ad un set unico di trigger.

Pertanto, non può esistere una dieta per l’emicrania universalmente valida anche perché spesso i pazienti sono affetti da altre comorbidità quali il diabete, l’ipertensione e malattie cardiovascolari. Anche l’eventuale contemporanea presenza nei pazienti con emicrania di obesità, di convulsioni, di disturbi gastrointestinali, di depressione, di ansia e di intolleranze non può essere di certo ignorata nell’elaborazione di un piano alimentare. È questa la ragione per la quale comparando i risultati acquisiti attraverso studi condotti su diversi modelli di dieta, senza tenere in considerazione queste variabili individuali, sono stati ottenuti risultati a volte apparentemente contrastanti. Quindi, la prima cosa da fare per ciascun individuo è di valutare la presenza di potenziali effetti collaterali o se potrebbero verificarsi problemi di sicurezza. Secondariamente, sarà possibile formulare specifiche raccomandazioni dietetiche in base alle esigenze dei pazienti ed ai tipi di comorbidità, al fine di cercare di ridurre la frequenza dei mal di testa o addirittura di impedire l’inizio di un attacco. Infatti, la dieta deve essere personalizzata o elaborata su gruppi di pazienti con “caratteristiche” simili.

Quale strategia nutrizionale scegliere per contrastare l’emicrania?

Modificare la propria dieta potrebbe essere utile sia nella prevenzione che nel trattamento del mal di testa. Sono stati studiati gli effetti sull’emicrania di diete con restrizione di carboidrati, del digiuno, di diete povere di grassi, di diete vegetariane, di diete povere di sodio ecc. Tra i vari modelli alimentari che sono stati proposti, la dieta chetogenica (ricca di grassi e povera di carboidrati) ha mostrato risultati più promettenti perché influenza potenzialmente diversi meccanismi fisiopatologici (trasporto, funzione mitocondriale, stress ossidativo, infiammazione, microbiota ecc.).

Disponiamo di diversi studi a sostegno dell’efficacia di una dieta ricca di acidi grassi polinsaturi omega-3, in particolare di acido eicosapentaenoico, nel ridurre la frequenza e l’intensità dell’emicrania. In particolare, le persone con mal di testa cronico, seguendo una dieta con un alto rapporto omega-3 rispetto agli omega-6, beneficerebbero di una riduzione dei giorni di mal di testa, della frequenza e dell’intensità del dolore. È noto che il rapporto omega-3/omega-6 a favore dei primi è in grado di ridurre l’infiammazione. È stato anche ipotizzato che la prescrizione di una dieta a basso indice glicemico potrebbe essere una strategia promettente poiché sarebbe in grado anch’essa di ridurre lo stato di infiammazione.

Tra le evidenze più solide riportate in letteratura ci sono quelle a sostegno dell’efficacia della dieta di esclusione che, vietando il consumo di alcuni alimenti, è in grado di ridurre la frequenza, l’insorgenza e la gravità degli attacchi di emicrania. Questa strategia dietetica è fondata sul presupposto per il quale alcuni fattori dietetici sarebbero in grado di prevenire o di provocare attacchi di cefalea. Infatti, è stato osservato che in molti casi un attacco di cefalea/emicrania può verificarsi in seguito al consumo di alimenti specifici. Tuttavia, è necessario prestare molta attenzione alla popolarità delle diete di esclusione “fai da te”. Perché l’esclusione dalla dieta di alcuni alimenti, ad esempio quelli che apportano sostanze quali il glutine o la tiramina, potrebbero causare malnutrizione. Anche i soggetti allergici, una volta identificati gli allergeni alimentari, godono di benefici simili seguendo una dieta di eliminazione che prevede l’esclusione di cibi scatenanti.

La tiramina è una monoamina simpaticomimetica che è stata associata al mal di testa. Si trova spesso in cibi fermentati, invecchiati e stagionati (come i formaggi fermentati e stagionati) dove i microbi convertono l’amminoacido tirosina in tiramina. È noto che l’ingestione di alimenti ad alto contenuto di tiramina, in pazienti che assumono inibitori delle monoamino-ossidasi (MAO), causa mal di testa e crisi di tipo ipertensivo.

Ad oggi, per quanto riguarda la caffeina, non esistono prove sufficienti per dimostrare che una singola dose di caffeina è un fattore scatenante dell’emicrania. Però, l’abuso cronico di caffeina così come l’interruzione improvvisa della caffeina può scatenare attacchi di emicrania. Chi soffre di emicrania non dovrebbe assumere più di 200 mg al giorno di caffeina attraverso i caffè, la cola, gli energy drink ecc. Una importante raccomandazione per le persone che soffrono di mal di testa è quella di mantenere l’assunzione giornaliera di caffeina il più costante possibile (per evitare il mal di testa da astinenza).

Scopriamo quali sono i cibi e le bevande che possono agire come fattori scatenanti dell’emicrania:

  • Cereali;
  • Arancia;
  • Pomodori;
  • Uova;
  • Caffeina;
  • Formaggio;
  • Cioccolato;
  • Prodotti Lievitati;
  • Vino rosso;
  • Alcol;
  • Caffè.

Le raccomandazioni dietetiche, a cominciare dal mantenimento del peso corporeo desiderabile, possono essere utili nell’immediato per contrastare le comorbidità ma rientrano più in generale in un’ampia modifica dello stile di vita. Pertanto, il mantenimento di uno stile di vita sano praticando l’attività fisica regolarmente, smettendo di fumare, avendo una buona qualità del sonno e gestendo bene lo stress ha un effetto positivo sull’emicrania. Inoltre, è stata ipotizzata l’esistenza di una relazione bidirezionale tra l’obesità ed emicrania in cui un ruolo chiave sarebbe giocato dall’infiammazione e dall’irregolare funzione ipotalamica. Quindi, anche la stessa emicrania potrebbe influenzare a sua volta le nostre scelte alimentari.

In conclusione, comprendere più chiaramente come i fattori dietetici interferiscono con i fini meccanismi alla base della patogenesi dell’emicrania, consentirebbe di utilizzare positivamente il cibo per influenzare le manifestazioni cliniche dell’emicrania. Soprattutto, fornirebbe delle solide prove a sostegno della dieta come agente modificante la malattia.

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