Quando la tiroide non funziona bene: quali sono i sintomi?

Sospetti che la tua tiroide non funzioni come dovrebbe? L’esperto spiega i sintomi del malfunzionamento di questa ghiandola e cosa fare

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

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La tiroide, una ghiandola endocrina posizionata alla base del collo, produce ormoni che si occupano di regolare diverse funzioni dell’organismo. Tuttavia, la tiroide può essere interessata da disfunzioni, come l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo.

A livello strutturale poi, la tiroide può presentare dei noduli, a struttura solida o liquida (cisti). Si tratta di un fenomeno molto frequente che però nella maggior parte dei casi non deve allarmare. Infatti, più del 90% dei noduli sono benigni.

Quindi, quali sono i sintomi che possono indicare un malfunzionamento della tiroide? Abbiamo approfondito l’argomento con il Professore Marcello Bagnasco, Endocrinologo, Presidente dell’Associazione Italiana della Tiroide.

A cosa serve la tiroide?

«La tiroide ha il compito di secernere ormoni indispensabili per:

  • il corretto sviluppo dell’organismo (in fase di accrescimento);
  • la corretta regolazione del metabolismo e della produzione di energia.

Questi ormoni sono la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), quest’ultima forma attiva dell’ormone derivata dalla tiroxina. Un loro costituente fondamentale è lo iodio: non è abbondante in natura, ma deve essere assunto in quantità adeguata. In caso di carenza di iodio non è possibile una corretta sintesi di questi ormoni e ci possono essere conseguenze in gravidanza (per il feto) e nei primi anni di vita, ovvero deficit di crescita e soprattutto di sviluppo intellettivo. Un ruolo chiave nella prevenzione di molte disfunzioni tiroidee, è svolto dalla profilassi con l’uso alimentare del sale arricchito di iodio, che è indicato per tutta la popolazione.

L’ormone tiroideo è da anni disponibile come farmaco ed è somministrabile per bocca. Questo permette di curare precocemente ed efficacemente ogni tipo di deficit, sia nel bambino (dove è fondamentale la diagnosi precoce con lo screening alla nascita, da decenni obbligatorio) che nell’adulto», spiega il Professore.

Una delle conseguenze da grave carenza iodica era il cretinismo, caratterizzato da importanti alterazioni neuropsichiche, una patologia diffusa almeno fino al secolo scorso, ma ora pressoché scomparsa grazie alle migliorate condizioni di nutrizione iodica e allo screening che consente la diagnosi e il trattamento precoce dell’ipotiroidismo congenito.

Fabbisogno di iodio

Abbiamo visto come introdurre le corrette quantità di iodio, sia fondamentale per il buon funzionamento della tiroide. Questo riguarda non solo gli adulti, ma anche i bambini, gli adolescenti, le donne in gravidanza. Il fabbisogno giornaliero di iodio è di circa:

  • 150 microgrammi per adulti e adolescenti;
  • 250 microgrammi per le donne in gravidanza e allattamento.

Come assumere lo iodio attraverso l’alimentazione? Seguendo un’alimentazione variata: la dieta mediterranea sicuramente contiene cibi ricchi di iodio, in particolare pesce (di mare), crostacei e frutti di mare, ma anche latte e latticini. Altri alimenti ne contengono scarsa quantità. In generale, lo iodio non è abbondante in natura e l’uso (seppur moderato) del sale iodato è indispensabile per assicurare un apporto iodico adeguato.

Quali sono i sintomi quando non funziona bene?

«Esistono disturbi di funzione tiroidea per eccesso (ipertiroidismo) o per difetto (ipotiroidismo). L’ipotiroidismo è più frequente dell’ipertiroidismo, ma la sintomatologia è di regola più sfumata e si manifesta molto gradualmente. Si tratta in ogni caso di condizioni tutt’altro che rare: l’ipertiroidismo può riguardare l’1-2% della popolazione, l’ipotiroidismo, includendo anche le forme più lievi, oltre il 5%».

Ipertiroidismo

Sintomi

«I sintomi dell’ipertiroidismo sono di solito più evidenti, ovvero:

  • ansia;
  • agitazione;
  • irritabilità;
  • intolleranza al caldo;
  • tachicardia con sensazione di palpitazioni;
  • insonnia;
  • talora disturbi intestinali con tendenza alla diarrea;
  • calo di peso, spesso, ma non sempre.

Nell’anziano predominano sintomi e segni cardiovascolari, tra cui la comparsa di disturbi del ritmo quali la fibrillazione atriale, stanchezza, calo di peso. I sintomi possono essere molto marcati e soprattutto i disturbi cardiovascolari costituiscono un serio motivo di preoccupazione. Molti dei sintomi, sono peraltro comuni ad altre condizioni, ivi compresi stati d’ansia e condizioni di stress. Per questi motivi, un accurato approfondimento diagnostico è sempre necessario», continua l’esperto.

Cause

«Le cause dell’ipertiroidismo sono di solito le cosiddette malattie autoimmuni (come la malattia di Basedow-Graves, che talora si accompagna anche a disturbi oculari). In altri casi si tratta di noduli iperfunzionanti, soprattutto nella popolazione più anziana».

Ipotiroidismo

Sintomi

«I sintomi dell’ipotiroidismo sono più sfumati:

  • stanchezza;
  • scarsa performance;
  • intolleranza al freddo;
  • stipsi;
  • secchezza cutanea.

Anche se esistono forme gravi di ipotiroidismo che possono portare ad un grado importante di invalidazione, specie nell’anziano, la maggior parte dei casi vengono diagnosticati abbastanza precocemente, ovvero quando i disturbi sono lievi e abbastanza aspecifici. Questo perché accertamenti di funzione tiroidea per sintomi poco specifici (come stanchezza, aumento di peso) o per alterazioni degli esami di laboratorio comuni quali ipercolesterolemia, vengono spesso richiesti dal medico, che è cosciente dell’elevata frequenza di questa patologia. È il caso di notare che l’aumento di peso non è frequente nell’ipotiroidismo lieve, come comunemente si ritiene, ma caratterizza le disfunzioni più marcate», precisa il Professor Bagnasco.

Cause

«Le cause più comuni dell’ipotiroidismo dell’adulto sono:

  • la tiroidite cronica autoimmune (chiamata Tiroidite di Hashimoto);
  • le cause iatrogene (l’ipotiroidismo – in quanto condizione agevolmente trattabile somministrando ormone tiroideo – può essere provocato intenzionalmente tramite la chirurgia o la terapia con iodio radioattivo per curare un ipertiroidismo non altrimenti trattabile, o per altre malattie della tiroide).

L’ipotiroidismo da carenza di iodio è una causa ancora frequente di ipotiroidismo nei paesi a scarsa nutrizione iodica, ma praticamente non si riscontra quando viene assicurata un’adeguata nutrizione iodica con l’uso del sale iodato. L’ipotiroidismo congenito, che viene rilevato alla nascita tramite procedure di screening, è di regola dovuto ad anomalie dello sviluppo della tiroide stessa (inclusa la sua totale mancanza)».

Noduli tiroidei

«I noduli tiroidei sono comunissimi anche in soggetti che non presentano alcuna alterazione di funzione tiroidea. Sono più frequenti nelle donne, e nella terza età la loro frequenza può arrivare a coinvolgere quasi la metà della popolazione. Può capitare che vengano riscontrati casualmente nel corso di altre procedure diagnostiche. In alcuni casi possono rappresentare un problema, ma non devono suscitare allarme: ci si potrà rivolgere al medico e allo specialista per sapere in quali casi e quando devono essere eseguiti approfondimenti, in primo luogo sulla base di semplici esami quali l’ecografia».

Cosa provoca il malfunzionamento della tiroide?

Tra i fattori di rischio che possono aumentare la possibilità di sviluppo di malfunzionamento della tiroide, ci sono:

  • il fumo (in particolare per l’ipertiroidismo autoimmune);
  • la familiarità;
  • il genere (ad essere colpite sono soprattutto le donne);
  • carenza o anche eccessiva assunzione di iodio (ad esempio da farmaci).

Cosa fare?

«La misura profilattica principale da attuare è assicurarsi un’adeguata nutrizione iodica tramite l’uso generalizzato del sale iodato (è del tutto sufficiente la modica quantità di sale richiesta da un’alimentazione corretta). L’uso di integratori contenenti iodio deve essere riservato a condizioni di diete particolarmente carenziate, oppure a condizioni quali la gravidanza e l’allattamento in cui il fabbisogno iodico aumenta sensibilmente. In questi casi è opportuno evitare il fai da te e avvalersi del consiglio del medico: anche l’eccesso di iodio potrebbe infatti avere conseguenze negative.

In presenza di sintomi che fanno sospettare una disfunzione tiroidea, il medico provvederà a prescrivere gli esami (ampiamente disponibili) per fare una corretta diagnosi ed impostare eventualmente una terapia. È importante ricordare che la normalità degli esami diagnostici permette di escludere che disturbi assai comuni (tra cui ansia, insonnia, aumento di peso) siano dovuti a un malfunzionamento della tiroide.

Una volta ricevuta la diagnosi di disfunzione tiroidea, si possono intraprendere trattamenti ben consolidati da seguire sotto la guida del medico di medicina generale e dello specialista. Come sempre, il paziente deve essere coinvolto nei processi decisionali e nel monitoraggio della malattia, e il fai da te è decisamente sconsigliabile», afferma il Professor Bagnasco.

La tiroide può far male?

«La patologia tiroidea solo abbastanza di rado dà dolore (il comune “mal di gola” di regola nulla ha a che vedere con la tiroide). Peraltro, esistono forme di tiroidite dovute a comuni virus che possono dare fenomeni infiammatori acuti, quali appunto dolore locale, anche abbastanza forte, e dar luogo a tumefazioni dolenti. Queste forme richiedono cura adeguata, talora possono causare sintomi lievi simili all’ipertiroidismo poiché la tiroide danneggiata rilascia le scorte di ormone che contiene, seguiti da lieve ipotiroidismo per “esaurimento” funzionale, ma si tratta di malattie che, per quanto fastidiose, tornano di regola alla piena normalità», conclude l’esperto.

In generale quindi, il malfunzionamento della tiroide può portare allo sviluppo di differenti patologie. In caso di sintomi come quelli elencati sopra, è bene indagare ulteriormente chiedendo il consulto del proprio medico di base.