Dolci e pasta, come tenere sotto controllo la voglia di carboidrati

L’umore non è l’unica ragione che ci spinge a consumare i dolci. Attenzione alle diete drastiche troppo ricche di zuccheri semplici o povere in grassi

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Una fetta di torta, un tocchetto di pane con cioccolata, una coppetta di gelato, un piatto di pasta: quante volte ci è capitato di aver improvvisamente voglia di un alimento a base di carboidrati? Tante. È non è solo colpa dell’umore triste o della sindrome premestruale. Molto spesso, oltre a una ragione emotiva, il desiderio di cibi zuccherini nasconde la carenza di alcuni nutrienti, che il nostro organismo compensa con la classica “voglia” di un determinato cibo. 

L’importanza di mantenere la glicemia costante

“Un desiderio improvviso di zuccheri – spiega la dott.ssa Lucia Bacciottini, biologa nutrizionista a Firenze e autrice del libro “La dieta della felicità” (Giunti) – dal punto di vista metabolico potrebbe essere dovuto a ragioni di diversa natura. Intanto a oscillazioni della glicemia, ossia la concentrazione di zuccheri nel sangue. Se si è abituati a mangiare ogni giorno zuccheri in quantità, soprattutto se semplici, e quindi assorbiti molto rapidamente dalle cellule del nostro corpo, le concentrazioni di tali sostanze nel sangue tendono a cambiare in maniera estremamente repentina, oscillando di continuo fra un massimo e un minimo, rappresentati rispettivamente dal picco glicemico e dalla valle glicemica: un’impennata e una caduta della glicemia. Questo fenomeno è favorito soprattutto dal consumo di zuccheri semplici: dall’istante in cui vengono introdotti nella nostra bocca a quello in cui entrano nelle nostre cellule, l’intervallo è piuttosto breve, a causa del rapido assorbimento dei carboidrati semplici. Dopo il pasto, i carboidrati semplici entrano in tutta fretta nel sangue dove, di conseguenza, viene rilasciata l’insulina pancreatica per favorire un rapido assorbimento degli zuccheri ematici da parte di tutte le cellule dei vari tessuti. Così i livelli di glicemia, da molto alti, tornano in picchiata a valori minimi, stimolando di nuovo la nostra voglia di cibi ricchi di zuccheri”. Per evitare tutto questo, basterebbe prediligere i carboidrati complessi o, comunque, alimenti ugualmente dolci in cui però, oltre agli zuccheri, sia presente anche una certa quantità di fibra (come la frutta): così gli zuccheri verranno assorbiti più lentamente evitando picchi glicemici e di conseguenza insulinici”, assicura l’esperta. 

Quando c’è una carenza di serotonina…

“La voglia smodata di carboidrati, però, potrebbe anche essere sintomatica di un bisogno di lipidi (sintetizzabili a partire dal glucosio), soprattutto in persone che adottano una dieta extra light e quindi molto povera di grassi; o, ancora, di una carenza di serotonina, che viene sintetizzata a partire dal triptofano”, spiega la dott.ssa Bacciottini. Questo neurotrasmettitore ha infatti la capacità influenzare positivamente l’umore e il senso di benessere e positività mentale. Non è un caso se, quando siamo tristi, non andiamo alla ricerca di insalate, ma di dolci o prodotti da forno o da pasticceria, che possono aumentare i nostri livelli di serotonina. “L’assunzione di carboidrati, preferibilmente complessi – consiglia la nutrizionista – aiuta moltissimo il triptofano a entrare nel cervello: infatti, zuccheri nel sangue significa insulina, che aiuta non solo il glucosio, ma anche alcuni amminoacidi a penetrare nelle cellule. Il triptofano si lega temporaneamente a una proteina del sangue (albumina) grazie alla quale può rimanere nel torrente ematico e giungere così in prossimità dei trasportatori che gli consentiranno di entrare nel sistema nervoso centrale”.

Il consiglio dell’esperta

Questo sono solo alcuni dei motivi per cui non è mai consigliabile seguire una dieta composta solo da zuccheri semplici o chiudersi in regimi alimentari completamente privi di carboidrati o di grassi, magari con l’obiettivo di dimagrire. “Ne verrebbero a soffrire metabolismi cerebrali importanti e conseguenti funzioni”, puntualizza la dott.ssa Bacciottini. Il suggerimento, dunque, è quello di non affidarsi a regimi drastici che potrebbero essere compensati dall’organismo con il desiderio di alimenti sì utili, ma che se consumati in maniera indiscriminata potrebbero mettere a dura prova il peso corporeo.